Cesare un grande giocatore by Antonio Spinosa

Cesare un grande giocatore by Antonio Spinosa

autore:Antonio Spinosa [Spinosa, Antonio]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-27T08:45:47+00:00


XII

Abbattuto Vercingetorige ad Alesia, Cesare si preparava a tornare nel quartier generale della Cisalpina per riprendere più da vicino il controllo d’una situazione che a Roma gli era sempre più sfavorevole, sebbene gli tributassero grandi onori.

Ma la turbolenza di molte tribù nemiche lo costrinse a non muoversi dalla Gallia per tutto il 51 e a ingaggiare con loro nuove battaglie.

Anche senza il duce supremo che li aveva unificati i galli resistevano.

Via via Cesare, coadiuvato dal questore Marco Antonio, dovette affrontare i biturgi, i carnuti, i bellovaci, gli eburoni, i treveri.

Particolarmente prolungato fu lo scontro con i cadurci.

L’assedio della loro capitale, Uxellodunum (Puy d’Issolu), si protrasse per due mesi.

Il proconsole fremeva di rabbia poiché si avvicinava la scadenza del suo imperium, e ciò rendeva assolutamente necessario ristabilire i contatti con Roma.

Quando riuscì a piegare la resistenza degli ostinati cadurci privandoli dell’acqua, fu spietato nella vendetta.

Ordinò che fossero tagliate le mani a chiunque di loro avesse impugnato un’arma.

Voleva punire i combattenti di Uxellodunum e atterrire con quell’esempio ogni altra tribù dai propositi bellicosi.

Tuttavia, al termine d’ogni battaglia e compiute atroci ritorsioni, egli mutava stato d’animo, tanto da amministrare con spirito sereno le terre domate e da rafforzare ovunque il partito dei filoromani.

Molte città prendevano il suo nome, Forum Iulii (Fréjus); Iuliobona (Lillebonne); Caesarodunum (Tours); Caesaromagus (Beauvais) .

Nell’Urbe gli oligarchi erano spaventati dalla popolarità di un così grande conquistatore.

Temevano il suo immenso potere personale, le sue legioni, la sua sagacia politica.

Con le sue vittorie, Cesare aveva eclissato Mario, gli Scipioni, Pompeo.

Con la conquista del nuovo mondo, l’impero romano poteva vantare d’aver superato Pagina 96

Antonio Spinosa - Cesare un grande giocatore.txt i domini di Ciro e dello stesso Alessandro che Cesare tanto invidiava.

Il Magno, ancora formalmente alleato del proconsole, era più che mai divorato dalla gelosia.

Manovrando al coperto gli creava continue difficoltà poiché Cesare costituiva il più serio ostacolo alla sua supremazia assoluta.

Lo appoggiavano gli oligarchi che intendevano ridurre il vincitore della Gallia nella condizione di privato cittadino per renderlo vulnerabile alle loro accuse infamanti e per impedirgli di accedere al secondo consolato.

Caio Giulio pensava di essersi messo al sicuro da questo pericolo con il plebiscito della primavera del 52, voluto dai tribuni e sostenuto dallo stesso Pompeo.

Legalmente egli non poteva ridiventare console se non nel 48, e quindi, per non rimanere nel frattempo nella rischiosa condizione di privatus, doveva conservare l’imperium della Gallia fino a tutto il 49.

Il plebiscito gli accordava il privilegio di candidarsi al consolato nonostante la sua assenza da Roma, in absentia, e cioè prima che avesse termine il suo comando.

Tutto sembrava in ordine, almeno temporaneamente, quando Pompeo, sempre in maniera occulta, si avvicinò ulteriormente al Senato e al partito conservatore.

Prese come collega di governo un oligarca, il nuovo suocero Metello Scipione, di cui aveva sposato la figlia Cornelia.

Ma soprattutto, nella sua ambiguità, fece approvare una legge con la quale in pratica si rimangiava il privilegio concesso a Cesare di candidarsi in absentia.

Con la nuova legge richiamava in vigore l’obbligo della presenza a Roma dei candidati alla suprema magistratura.

I seguaci di Cesare protestarono con violenza perché la norma colpiva indirettamente il proconsole.



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